La denuncia di Rossano Sasso contro il corso di teorie queer è solo l’ultimo atto di un’agenda reazionaria. Politica e gruppi pro vita si uniscono in una crociata contro la libertà accademica e il progresso sociale.
L’attacco frontale lanciato dalla Lega contro il corso di teorie queer dell’Università di Sassari, denunciato da Rossano Sasso, è solo l’ultimo di una lunga serie di tentativi di censura politica sulla ricerca e sulla libertà accademica. Come nei secoli scorsi la Chiesa cercava di mettere a tacere gli scienziati che sfidavano il suo potere—vedi Galileo—oggi la Lega e i gruppi pro vita si pongono come difensori di un’ideologia retrograda, che tenta disperatamente di arrestare l’evoluzione della società.
Dietro il pretesto della “pericolosa ideologia gender” si cela in realtà la paura del cambiamento. La paura che la società italiana, come molte altre, stia riconoscendo e normalizzando la diversità sessuale e di genere. Il corso universitario, tenuto da Federico Zappino, non è una minaccia, ma una risorsa: un luogo in cui si discute, si analizza e si decostruiscono i dogmi tradizionali su genere e sessualità. Ma questa libertà di pensiero non è tollerata da chi vuole controllare il sapere e reprimere l’evoluzione culturale.
Le accuse di Sasso non sono solo infondate, sono pericolose. Come la Chiesa del passato associava l’eresia scientifica alla minaccia per il potere clericale, oggi i politici ultraconservatori usano l’etichetta di “ideologia gender” per criminalizzare un discorso accademico che mette in discussione un ordine sociale ingiusto e ormai superato. La loro retorica non è altro che un disperato tentativo di mantenere il controllo su una realtà che non sono più in grado di comprendere.
Nel corso della storia, però, gli attacchi alla libertà di pensiero non hanno mai avuto successo nel lungo periodo. La scienza e il progresso hanno sempre prevalso sulle forze oscurantiste, e così accadrà anche ora. Ostacolare l’evoluzione delle idee e del sapere non ha mai funzionato, perché la realtà e la conoscenza si impongono sempre, alla fine, nonostante ogni censura. Chi oggi si oppone al progresso sociale con strumenti di censura politica finirà col passare alla storia come coloro che tentarono, invano, di fermare l’ineluttabile.
Le università devono rimanere spazi liberi, in cui idee e teorie possano essere esplorate senza il timore di rappresaglie politiche. Zappino e l’Università di Sassari non stanno facendo altro che aprire uno spazio per comprendere meglio la complessità del genere e della sessualità in una società in costante mutamento. Resistere a questi attacchi non è solo una necessità accademica, ma un dovere morale.