L’apicoltore multato a Desio per aver esposto un messaggio di pace su Gaza scatena il dibattito. Un segnale di repressione del dissenso?
Il caso dell’apicoltore di Desio, Marco Borella, multato per aver esposto uno striscione con la scritta “Stop bombe a Gaza, stop genocidio”, rappresenta una chiara violazione del diritto costituzionale di libertà di espressione sancito dall’articolo 21. Questo episodio solleva preoccupanti interrogativi su un possibile disegno repressivo, volto a limitare la libertà di pensiero, richiamando alla mente tristi pagine della storia italiana in cui il dissenso veniva sistematicamente messo a tacere.
Non possiamo ignorare il fatto che l’accusa di “propaganda non autorizzata” sembri essere un pretesto per colpire chi esprime opinioni contrarie alla narrazione ufficiale. Cominciamo a sentire troppo spesso anche di “manifestazioni non autorizzate” dimenticandoci che le manifestazioni in Italia non si autorizzano. Mai. Semmai si preannunciano a chi di dovere.

La repressione del dissenso pacifico, mascherata da questioni amministrative, sta diventando una pericolosa tendenza. Il rischio è che si normalizzi questa forma di censura, soffocando voci di protesta e portando a una deriva autoritaria, come già vediamo accadere non troppo lontano da noi.
L’episodio non è passato inosservato, per fortuna: le opposizioni politiche hanno immediatamente espresso solidarietà a Borella, condannando con fermezza l’accaduto e l’opinione pubblica è insorta attraverso i social e un tam tam di condivisioni su whatsapp della notizia e dell’audio di Borella.
Ci si aspetterebbe ora che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prendesse una posizione chiara su questa vicenda. La democrazia non può permettersi ambiguità su temi così cruciali. Un intervento è auspicabile per definire l’accaduto e fugare ogni cattivo pensiero sulla possibilità che episodi simili rientrino in una strategia più ampia di repressione della libertà di espressione, che avrebbe tanto un vago sentore decisamente stantio.
In un periodo storico in cui – in modo più o meno diffuso – nel mondo la libertà di parola viene minacciata, è fondamentale che, perlomeno in Italia, paese democratico fino a prova contraria, chi detiene il potere risponda con trasparenza e responsabilità, garantendo il rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini e cittadine.
Il silenzio su questi episodi può trasformarsi in complicità: è fondamentale denunciare e contrastare tali episodi per evitare che la nostra democrazia scivoli verso un passato che pensavamo di aver superato.